Che in linea
generale, il mondo stia vivendo da anni una forte crisi economica, è un dato di
fatto. Oramai tutti noi ne siamo consapevoli e il forte flop monetario lo sentono tutti i giorni i nostri amati e firmati ( per i più fortunati ) portafogli.
E se la crisi non
si fermasse solo ai grafici di borsa ma invadesse anche il modo della moda?
Non parlo sotto il
profilo della vendita. A salvare, da questo punto di vista, le grandi Maison italiane ed internazionali, ci pensano gli arabi, i russi, i cinesi e i giapponesi.
Mi sto riferendo
alla crisi dell’ origine di un modello e a quella base che si dovrebbe
identificare come “ ispirazione ” di una nuova linea presentata in una sfilata.
Se devo essere
sincera, non si vede altro che continue copiature di modelli, abiti importabili ed
infattibili proposte d’ accostamenti di capi, quasi come se l’idea e l’originalità
fossero oramai in via d’estinzione.
Proposte, che vanno
oltre alla vera esigenza di una donna quando apre l’ armadio per
scegliere il capo che riesca a rappresentarla al meglio e nel contempo le
consenta di affrontare, senza tralasciare un “ look stiloso”, una giornata lavorativa o un’
uscita con gli amici.
Capisco la grande estrosità
e il forte desiderio di stupire proprio dei grandi stilisti, giornalisti di moda e
degli addetti alle vetrine dei negozi nel momento in cui espongono le grandi
novità, frutto di un duro lavoro sartoriale, ma credo anzi, ne sono più che
convinta, che ci sia il bisogno di soffermarsi e ragionare. Pensare ad un livello
leggermente razionale senza abbandonare l’idea artistica in particolar modo,
quell’ arte originale, non eccessivamente eccentrica, che rappresenti in pieno
la grande storia di una Maison di moda o del suo fondatore, la reale
ispirazione di uno stilista o semplicemente le linee guida di uno stile
ricercato e privo di età.